Origini dell’Arte
di Ignazio Caloggero

Arte Rupestre: La Pasiega, Spagna

Quando nasce l’arte, o meglio, quando nascono quelle manifestazioni che successivamente saranno considerate manifestazioni artistiche? Dare una risposta non è facile, anche in considerazione del fatto che lo stesso concetto di arte si è evoluto nel tempo partendo da un significato del “saper fare” (téchne), passando dal concetto del “bello” e arrivando al concetto che porta a considerare l’arte come, intuizione, attività dello spirito.

Una prima risposta che non troverebbe tutti d’accordo è:

l’arte nasce con la capacità dell’uomo di manipolare gli oggetti

quindi nasce con il “saper fare”, cosa che probabilmente avvenne non appena i primi antenati dell’uomo si separarono dallo scimpanzè.

Secondo stime cronologiche la separazione tra l’antenato dell’uomo e quello dello scimpanzé avrebbe avuto luogo tra i 10 e i 4,5 milioni di anni fa. Tracce dei primi ominidi si hanno in Etiopia, resti di un Australopiteco (Australopithecus ramidus) sono stati trovati nel 1994 a Aramis nella Valle dell’Awash in Etiopia e sono stati datati 4,4 milioni di anni. Nel passato i resti più antichi erano quelli noti come “scheletro di Lucy” trovati in Africa orientale nel 1974 e datati 3,2 milioni di anni. Gli Australopitechi, almeno quelli che vissero tra i due e i tre milioni di anni fa, camminavano in modo eretto ed erano in grado di scheggiare le pietre, questo è confermato dal ritrovamento di utensili litici datati tra i 2,6 e i 2,4 milioni di anni in certi siti etiopici di Kada Gona e Kada Hadar vicini alla Vallata dell’Awash.  Le indicazioni che vengono da questi ritrovamenti minano il principio che fosse l’Homo habilis il primo ominide a sapere usare le mani, infatti quest’ultimo fece la sua comparsa circa 1,9 milioni di anni fa. (e per un certo periodo coabitò con gli Australopitechi). Verso 1,8 milioni di anni fa fece la comparsa un altro ominide, l’Homo erectus o Homo ergaster questi perfeziona l’arte dello scheggiare le pietre, infatti compaiono i primi “bifacciali” (1,2 milioni di anni fa) e scopre l’uso del fuoco (500.000 – 400.000 anni fa). Tracce dell’Homo erectus si hanno non solo in Africa ma  anche in Europa, nel Vicino Oriente e in Cina. In Francia nel giacimento di Chilhac, nel Massiccio Centrale, C. Guth ha ritrovato alcuni ciottoli elaborati che testimoniano una presenza umana in Francia risalente ad almeno 1.5 milioni di Anni fa (Yves Coppens e Denis Geraads: Andropogenesi – quadro generale. In Storia dell’Umanità Vol. I.  Unesco – Istituto Grafico De Agostini)

Quindi una prima risposta sarebbe: le prime testimonianze delle espressioni dell’arte risalgono a oltre 2 milioni di anni fa con i primi utensili lavorati dai primi ominidi.

Pietre scheggiate.

Una seconda risposta potrebbe collegarsi al concetto di spiritualità e quindi a quello di religiosità.

l’arte nasce con i primi sentimenti religiosi

Probabilmente è nel paleolitico che l’Homo Erectus inizia ad appropriarsi di manifestazioni psichiche tali da giustificare per lui anche l’appellativo di Homo Religiosus.  Nascono i primi riti funebri e l’arte figurativa, quindi nasce la vita religiosa. E si sviluppa, probabilmente a partire dal paleolitico medio,  la capacità da parte dell’uomo di appropriarsi di un nuovo processo cognitivo, “il processo di simbolizzazione” per cui gli oggetti non sono solo strumenti meramente funzionali ma diventano strumenti simboli o di sostituzione. In parallelo alla nascita del sentimento religioso, nasce anche la capacità nell’uomo di rappresentare in modo grafico (arte rupestre) e tridimensionale (arte mobiliare) alcuni aspetti della realtà che lo circonda o che vorrebbe che si realizzasse. È ipotizzabile che l’arte che nasce nel paleolitico non è l’arte del “bello” ma l’arte del “funzionale” in quanto più che motivata da esigenze estetiche è dettata dalla speranza di incidere in modo magico, tramite riti propiziatori, sulla realtà quotidiana. In tal senso va forse inquadrato l’utilizzo di alcune grotte ricche di figure parietali che probabilmente venivano utilizzate come santuari religiosi in cui si officiavano rituali religiosi, ad esempio per propiziare la caccia o per tentare di neutralizzare gli eventi naturali avversi.

L’arte rupestre si manifesta attraverso incisioni o pitture eseguite sulle pareti interne di grotte naturali, gli oggetti incisi o disegnati sulle pareti, rimandano spesso a rituali magici e sono costituiti prevalentemente da animali (bisonti, tori, cavalli, mammut, pesci) e raramente da figure umane.

L’arte rupestre più antica finora scoperta (febbraio 2018) è quella delle caverne preistoriche di grotte di La Pasiega, in Spagna, dove sono state trovate pitture rupestri di 65.000 anni fa, almeno 20.000 anni prima dell’arrivo dei Sapiens dall’Africa in Europa ed è opera dei Neanderthal, a testimonianza che l’arte nasce addirittura prima ancora dell’Homo Sapiens[1]

Fonte: http://science.sciencemag.org/ PHOTO: © PEDRO SAURA

Pitture rupestri nelle grotte di La Pasiega, in Spagna (circa 63.000 a.C)

L’arte rupestre precedentemente alla scoperta del 2018 considerata più antica era quella delle caverne preistoriche di Maros karst, Indonesia descritto in uno studio pubblicato su Nature (Ottobre 2014) e risalente a circa 40 mila anni, La scoperta, effettuata nella grotta di Maros, sull’isola di Sulawesi, ribalta la teoria che voleva fosse la Grotta di Chauvet a fornire le più antiche testimonianze di arte parietale, oltre a vari “stencil” di mani, anche il ritratto di animali, che potrebbe rappresentare il più antico esempio di arte figurativa al mondo.

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Caverne preistoriche dell’Isola di Maros, Indonesia (Fonte: Web)

Fino a pochi anni fa l’arte rupestre più antica era considerata quella della Grotta di Chauvet nella regione dell’Ardèche della Francia. La scoperta è avvenuta il 25 dicembre del 1994 ad opera dello speologo Jean Marie Chauvet che ebbe la fortuna di passare alla storia dando il nome al sito. La grotta comprende parecchie gallerie che contengono oltre trecento tra pitture e incisioni alcune di eccellente qualità raffiguranti rinoceronti, cavalli, orsi, elefanti, bufali, renne, leopardi e iene. Alcune analisi effettuate sui disegni raffiguranti rinoceronti fanno risalire le pitture a un periodo compreso fra i 30.340 e i 32.410 anni fa.[1]

chauve3Grotta di Chauvet – Francia

chauvetGrotta di Chauvet – Francia

Altri significativi esempi  di arte rupestre in Europa si trovano in Francia (è famosissima la grande sala ovale della  Grotta di Lascaux presso Montignac, nella Dordogna)

Peinture des grottes de Lascaux II, Dordogne (24).

Grotta di Lascaux – Francia

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Grotta di Lascaux – Francia

e in Spagna (sala dei tori dipinti della Grotta di Altamira a Santillana del Mar).

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Grotta di Altamira – Spagna

L’arte figurativa più antica finora scoperta in Sicilia è quella della Grotta Genovesi, (isola di Levanzo), scoperta nel  1950 e dove compaiono dei graffiti e delle pitture, le incisioni rappresentano 29 animali (in prevalenza cavalli buoi e cervi) e, cosa rara nell’arte parietale del paleolitico, anche delle figure umane. Alcune delle figure umane hanno la testa di uccello, mente altre sono presentate con le gambe divaricate o a forma di violino [2].

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Grotta – Genovesi – Isola di Levanzo

Nella Grotta dell’Addaura è presente un esempio, considerato eccezionale, di scena, in cui una decina di personaggi maschili circonda due uomini sdraiati per terra, oltre alle figure umane sono presenti delle figure di animali. Le figure dell’Addaura compongono probabilmente una scena di iniziazione forse a carattere religioso. Alcuni degli oggetti trovati in questa grotta così come quelli prelevati dalla grotta dei Genovesi si trovano attualmente al museo regionale di Palermo.

addauragraffitiGrotta dell’Addaura

Tra gli aspetti della natura che più ha inciso nei sentimenti religiosi di tutti i tempi è da considerare probabilmente quella della maternità. Ecco quindi che ben presto dovette nascere un simbolismo legato ai concetti della nascita e della morte, legati fortemente allo stesso concetto di fertilità sia della terra sia della donna. La donna e la terra, attraverso il ripetersi del ciclo vitale: dalla nascita alla morte e poi di nuovo la nascita, permettono il rinnovarsi della vita.

Questi concetti si tradurranno nel culto della Dea Madre che ben presto si diffonderà sotto molteplici forme. Il simbolismo legato alla dea madre è quindi legato a quello della natura, a seconda degli aspetti che vengono messi in evidenza, questo tipo di culto femminile si tradurrà in simbolismi diversi. Ecco quindi che ci troviamo a volte di fronte al culto della Dea della Fertilità (legata alle forze generatrici della natura), della Dea della Morte (legati alle forze distruttrici della natura), della Dea Uccello, quest’ultima, avrebbe natura dualistica: dispensatrice di vita, ricchezza e nutrimento ma anche di morte.

Le prime manifestazioni di arte mobiliare sono legate al culto della Dea Madre e sono fatte risalire al Paleolitico inferiore, in quando le più antiche sculture su selce di figure femminili risalgono a più di 500.000 anni fa[2].

 

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Venere di Willendorf (Bassa Austria) (24.000 – 26.000 a.C) (Fonte Web)

In concetto di “dea madre”, vista come simbolo femminile di fertilità, era presente ai tempi del Paleolitico superiore medio (28-18 mila anni fa)[3], quindi, molto tempo prima dell’antichità classica. A partire dal neolitico (8000-4000 anni fa), con la trasformazione a carattere agricolo delle comunità, le donne videro accrescere il loro peso sociale e si cominciarono ad affermare alcuni aspetti del matriarcato all’interno della società. La dea della fertilità iniziò a diventare anche dea dell’agricoltura, protettrice dei raccolti e dei campi.

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Venere di Savignano (Savignano sul Panaro – Modena) (18.000 – 8.000 a.C) (Fonte: web)

Ignazio Caloggero, Presidente Associazione Italiana Professionisti del Turismo e Operatori Culturali (AIPTOC)

[1] http://science.sciencemag.org/content/359/6378/852 e anche l’articolo su Repubblica: http://www.repubblica.it/scienze/2018/02/22/news/l_arte_piu_antica_e_dei_neandertal-189483683/

[2] Marija Gimbutas: La religione della dea nell’Europa preistorica. In “La religiosità nella Preistoria”. p.87

[3] J.F. Kozlowski: La religiosità nella preistoria. p.67