Valutare un’offerta esperienziale: il metodo delle cinque domande
(Anche un pugno in faccia o una offerta turistica disastrosa è di per se memorabile e quindi è una “esperienza”).

COMUNICATO: A SEGUITO DI UN APPROFONDIMENTO DEGLI STUDI DEL SETTORE, A BREVE SARA’ PUBBLICATO UN AGGIORNAMENTO DI QUESTO ARTICOLO CHE TIENE CONTO DEGLI ULTIMI SVILUPPI DEGLI STUDI EFFETTUATI

NUOVO ARTICOLO : Percorsi Esperienziali: I principi di riferimento 

Il termine “offerta esperienziale” è spesso (ab)usato per indicare una semplice escursione, o una degustazione di prodotti tipici o ancora una visita aziendale o addirittura una semplice visita in barca. Alla luce della diffusione, spesso incontrollata e senza regola di quello che viene, forse troppo frettolosamente chiamato “Turismo Esperienziale, è utile individuare gli elementi che distinguono una reale offerta esperienziale da una semplice offerta turistica che di esperienziale porta solo l’etichetta. Ciò è importante non solo per il turista che deve scegliere tra le innumerevoli offerte presenti nel territorio ma anche per gli operatori turistici che intendono offrire un turismo esperienziale reale e di qualità. Per fare un po’ di chiarezza, ho ritenuto opportuno riportare le definizioni classiche di “esperienza”, fornire le definizioni di Esperienza Culturale in senso lato (Cultural Experience) e Esperienza Culturale in senso stretto (Full Cultural Experience) (“la vera esperienza”) , e integrare tali definizioni con un semplice metodo per valutare un offerta esperienziale culturale: Il metodo delle cinque domande.

Una breve sintesi delle definizioni date rimandando, per i dettagli, all’articolo  Turismo Esperienziale: Reale Esperienza o semplice etichetta?: Dall’economia delle Esperienze al Turismo Esperienziale. 

Definizioni di Esperienza

Esperienze: eventi memorabili che coinvolgono gli individui sul piano personale [Pine e Gilmore – 1999].

Questa definizione validissima, dovrebbe essere esplicitata, in quanto un pugno in faccia o uno esperienza turistica disastrosa è di per se memorabile. In effetti Pine e Gilmore lo hanno fatto argomentando meglio gli ambiti di riferimento di una “esperienza”.

Una definizione che più si avvicina al caso nostro la fornisce l’enciclopedia Treccani. 

Esperienza: Forma di conoscenza diretta, personalmente acquisita con l’osservazione, l’uso e la pratica, di una determinata sfera della realtà (Treccani).

Definizioni di Esperienza Culturale

Esperienza Culturale in senso lato (Cultural Experience)

“È una esperienza multisensoriale, che permette di approfondire la conoscenza di elementi di identità locali” [Ignazio Caloggero – 2019]

Esperienza Culturale in senso stretto (Full Cultural Experience) (“la vera esperienza”)

 “È una esperienza multisensoriale, unica, basata sulle relazioni umane, che permette di immergersi nello stile di vita locale e in tutto ciò che ne costituisce l’identità attraverso la partecipazione diretta nelle attività che costituiscono l’esperienza stessa” (Ignazio Caloggero – 2019)

Ciò che differenzia una semplice offerta esperienziale culturale in senso lato da una offerta esperienziale culturale in senso stretto è  l’unicità, l’importanza delle relazioni umane e la partecipazione diretta (attiva) dell’ospite nelle attività che costituiscono l’offerta esperienziale. E’ grazie alla partecipazione diretta che possiamo usare il termine “immersione”, infatti l’ospite, si “immerge” dentro l’esperienza, diventando attore attivo dell’esperienza stessa. Questo aspetto sottolinea e rafforza l’esperienza aggiungendo alla dimensione di “intrattenimento” quella di “educazione”.

Metodo delle cinque domande

Per capire se ci troviamo di fronte ad una offerta esperienziale culturale, dovremmo quindi porci le seguenti domande:

  1. Multisensorialità: L’esperienza è di tipo multisensoriale  (coinvolgimento dei sensi: vista, udito, tatto, olfatto e laddove possibile, gusto)?
  2. Identità locali: L’esperienza permette di approfondire la conoscenza di elementi di identità locale?
  3. Unicità: L’esperienza presenta caratteristiche di unicità?
  4. Relazioni umane: L’esperienza è’ basata sulle relazioni umane?
  5. Apprendimento esperienziale: L’esperienza prevede una fase di apprendimento attraverso la partecipazione diretta dell’ospite alle attività?

Solo se la risposta è sì a tutte e cinque le domande allora siamo sicuramente in presenza di una offerta esperienziale culturale in senso stretto (Full Cultural Experience)

Se la risposta è positiva alle prime 2 domande ed è negativa ad una delle tre domande successive, siamo in presenza di una offerta esperienza culturale in senso lato (Cultural Experience).

Vediamo alcuni esempi.

 Degustazione di prodotti tipici.

 Consideriamo il caso dell’offerta esperienziale del “pane condito” (pani cunzatu) realizzato secondo le antiche tradizioni contadine, tipico nei luoghi del meridione ed in particolare in Sicilia. Ipotizziamo che l’offerta permetta di vivere alcuni momenti salienti del processo di panificazione: impastamento, lievitazione, formatura e cottura a cui si aggiungono la fase di “cunzatura” e quella di degustazione del pane appena sformato e “cunzatu”, il tutto all’insegna della convivialità vissuta con il fornaio e le massaie che hanno organizzato l’offerta.

Ipotizziamo inoltre che in alcune fasi è previsto l’intervento diretto dei partecipanti (Es. Impasto, Formatura, cottura, ecc) e che l’offerta preveda anche una lezione che illustri come si svolgevano, secondo la tradizione, le varie fasi della panificazione, si illustrano gli strumenti di lavoro, la scelta della legna, le tecniche di controllo del forno e di pulitura del pane a fine cottura.

Nel caso appena citato sussistono tutti gli elementi che caratterizzano una offerta esperienziale in senso stretto: multisensorialità, apprendimento esperienziale, unicità dell’esperienza, relazioni umane e conoscenza degli elementi di identità e di unicità locali. In questo caso possiamo effettivamente affermare che il partecipante “mette le mani in pasta” e sono coinvolti tutti e 5 i sensi: vista, udito, tatto, olfatto e gusto.

Se invece vengono a mancare alcuni elementi caratterizzanti l’esperienza, come la partecipazione diretta dei partecipanti e l’offerta si limita ad esempio alla semplice degustazione del pane appena sfornato non siamo in presenza di una offerta esperienziale culturale in senso stretto (Full Cultural Experience) ma in presenza di una offerta esperienziale (in senso lato).

A volte si assiste ad offerte enogastronomiche, chiamate “esperienziali” che si limitano alla semplice degustazione di prodotti tipici locali, dove viene a mancare la componente di apprendimento tramite la partecipazione diretta e i legami con gli elementi di identità e unicità del territorio. In questi casi possiamo legittimamente parlare di offerta legata al turismo enogastronomico, che è sempre una forma di turismo culturale stimolante e di un certo interesse ma non di una offerta legata al turismo esperienziale.

Lavorazione della Ceramica.

Consideriamo il caso di un maestro ceramista di Caltagirone, città famosa per l’arte centenaria della ceramica, che offre, all’interno del suo laboratorio, una lezione su come si realizzano degli oggetti in ceramica secondo la tradizione locale. La lezione prevede la partecipazione diretta dei partecipanti che realizzeranno un prodotto che porteranno con loro per ricordo. Inoltre, il maestro ceramista si premura di fornire alcuni cenni storici riguardanti la storia della ceramica, e illustra le tecniche, i colori, e le forme dei manufatti secondo la tradizione locale.

Anche in questo caso siamo in presenza di una offerta esperienziale cultural concreta e multisensoriale, sono infatti coinvolti 4 sensi: vista, udito, tatto e olfatto

 

In mancanza di un apprendimento con la partecipazione diretta come è il caso di chi assiste in modo passivo alla descrizione di come si realizzano alcuni manufatti, viene a mancare uno dei principali presupposti che caratterizza l’offerta esperienziale culturale in senso stretto. Ovviamente in quest’ultimo caso possiamo ancora parlare di offerta legata al turismo culturale.

 Escursione naturalistica.

 

Consideriamo il caso di una escursione naturalistica (a piedi, in bicicletta o con altri mezzi). La semplice escursione naturalistica se non accompagnata da elementi ben precisi (apprendimento multisensoriale, caratteri di unicità e autenticità, relazioni umane e conoscenza degli elementi di identità e di unicità locali non può essere considerata offerta esperienziale ma può ancora essere considerata una offerta legata ad altre forme di turismo (Es naturalistico o sportivo).

Molto diversa è sicuramente la situazione in cui vengono inserite, all’interno della escursione naturalistica, momenti formativi esperienziali come potrebbe essere la raccolta di verdure spontanee (senape, cicoria, finocchietto selvatico, ecc.) accompagnate dalla spiegazione che permette di riconoscerle e altri aspetti che descrivono come possano essere legati alle tradizioni, eventualmente gastronomiche locali.

Articolo scritto da Ignazio Caloggero

Presidente Associazione Italiana Professionisti del Turismo (AIPTOC)

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Percorsi Formativi erogati nel rispetto dello standard: Operatore del Turismo Esperienziale (SP/TAECF/CP6): Requisiti di conoscenza, abilità e competenza

Area correlata: Speciale Turismo Esperienziale, “Nuovi Turismi” e Innovazione delle Competenze 

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